P. Saletti, Lodovico Josz, incisore di bolli postali in una famiglia di artisti, A.N.C.A.I., Edizioni Poste Italiane - Filatelia, Roma, 2013
Perché fare un libro su Lodovico Josz? E perché a farlo è un appassionato di, più che altro, storia postale toscana piuttosto che di annulli in generale? Perché di lui se ne parla spesso ma, in realtà, non credo nessuno lo conosca davvero, e perché la mamma di Lodovico era senese. Capisco che la risposta possa sembrare banale, ma è la verità.

Quando, all'inizio di questo secolo, facevo le mie ricerche per poter scrivere poi una storia della posta a Siena, mi imbattei in un interessante articolo scritto dal grande Enzo Diena che parlava di quest'incisore e, appunto, il fatto che sua madre fosse nata nella mia città, nonostante il cognome Romanin non fosse proprio senese, solleticò la mia curiosità e mi spinse a volerne sapere di più. Visto che lo scopo del suddetto articolo era descrivere i tre volumi donati nel 1961 da una figlia dello Josz, Valeria, al Museo Postale, cercai di poterli consultare e, grazie alla disponibilità dell'allora Direttrice Dr.a Barbara De Simio che li scovò nel loro archivio, ci riuscii. Con la Dr.a De Simio facemmo poi varie chiacchierate circa i suddetti volumi (che d'ora in poi chiamerò invece "quaderni" perché mi è sempre sembrato il nome più appropriato), sia perché anche lei si incuriosì e sia per la paventata possibilità di farne una pubblicazione in anastatica. Tra l'altro mi piace qui ricordare che fu da quel momento che i quaderni furono poi esposti, almeno momentaneamente, nelle teche al pubblico del Museo.

Dopo l'uscita del libro a cui lavoravo cercammo di riprendere in mano questo progetto, ma erano ormai passati alcuni anni e la cosa naufragò per diversi motivi contingenti che è inutile qui ricordare. Fu proprio in quel periodo che, sempre grazie alla Dr.a De Simio, fui messo in contatto con Italo Robetti, uno dei pochi, a quanto mi veniva detto (credo che le dita delle mani siano più che sufficienti), che aveva avuto la ventura di consultare i quaderni, che li aveva studiati ed aveva

già fatto l'improbo lavoro di ricavarne anche un indice alfabetico. Da parte mia avevo iniziato anche altre ricerche sulla persona di Lodovico e mi stavo sempre più rendendo conto che, in pratica, quasi chiunque ne parlasse non faceva altro che rifarsi all'articolo di Diena prima citato (prova ne era il fatto che venivano via via ripetuti dei banali errori ivi contenuti) e, inoltre, spesso era abbastanza evidente che non avesse quasi in nessun caso realmente mai visionato i quaderni ... che, tra l'altro, come i moschettieri di Dumas, erano quattro e non tre! Il quarto quaderno, infatti, veniva sempre lasciato in disparte, non considerato, forse perché conteneva degli altri lavori, non riportati in esso nemmeno cronologicamente e perciò anche d'incerta datazione ... ma di questo parleremo in seguito più approfonditamente.

Nonostante quest'ulteriore spinta alla ricerca, e nonostante l'amichevole sprone dell'amico e maestro Beppe Pallini, il fatto che una pubblicazione non fosse propriamente all'orizzonte mi portò ad occuparmi di altre cose, al momento più urgenti. In occasione della mostra tenutasi a Montecitorio per il 150° dell'Unità d'Italia, infine, entrammo in merito a questo progetto con Paolo Guglielminetti e, riscontrato il suo interesse e la sua offerta di collaborazione, ricominciò il lavoro.

Siamo quindi riusciti a prendere contatto con i discendenti di Lodovico e, anche grazie alla preziosa collaborazione di alcune comunità ebraiche, a reperire notizie del tutto inedite su di lui e sulla sua famiglia, scoprendo (credo sia la parola giusta) un mondo del tutto inaspettato, che ci è sembrato doveroso ed interessante far conoscere più ampiamente perché può aiutare a far capire meglio la personalità dell'uomo e dell'artista Lodovico. Artista e non artigiano perché la maestria che riversa nell'opera sua ce lo fa catalogare in questo modo e, come dice anche il titolo che abbiamo scelto, " ... in una famiglia di artisti", perché molti fra gli Josz possono esser così appellati. In questo libro, infatti, troverete descritte la vita di Lodovico, ma anche quelle di alcuni suoi avi e suoi discendenti, scoprendo che i bellissimi bolli da lui forniti alle Regie Poste alla fine dell'ottocento, hanno rappresentato senz'altro la sua attività finora più conosciuta, ma non la sola.

Per ovvi motivi di opportunità (questo libro sarebbe diventato un inutile e costoso "mattone" di più di 800 pagine) la riproduzione integrale dei quaderni di proprietà del Museo è stata riportata nell'allegato CD, così come abbiamo voluto mettere nello stesso anche la riproduzione di altra documentazione gentilmente fornitaci dalla famiglia. Una cosa che abbiamo voluto trattare in maniera meno approfondita è stato l'uso postale specifico delle singole tipologie dei bolli, anche in riferimento alla tipologia degli Uffici che li usavano; questo sia perché molte altre pubblicazioni lo hanno già fatto in maniera del tutto esauriente (non avrebbe avuto senso fare una sorta di "doppione", oltretutto col rischio di tediare i lettori), e sia perché non era questo lo scopo della presente pubblicazione.

Per concludere diciamo che il nostro modesto tentativo è stato quello di fornire agli appassionati l'opera completa dei bolli postali realizzati dallo Josz (e quando diciamo completa vogliamo sicuramente ricomprenderci anche qualche decina di nuove impronte da noi rintracciate, e quindi fino ad oggi inedite perché non ancora censite), in maniera che ognuno, volendo, possa divertirsi a studiarli per proprio conto, ma anche quello di permettere a chi volesse conoscere meglio chi c'è
dietro a quei bolli, di soddisfare quest'altro desiderio.

Se ci siamo riusciti non sta a noi dirlo ... di certo ce l'abbiamo messa tutta!
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